Umiltà
La lettura di un commento inviato da un collega fisioterapista al blog mi stimola a fare una considerazione di fondo: la scoliosi è la patologia dell’umiltà. Umiltà nell’accettare che le sicurezze in questo campo sono ancora lontane dal maturare e umiltà nel mettere in questione le proprie idee quando qualche fatto, supportato da prove scientifiche, le mette in crisi.
Lo stesso atteggiamento prudente è essenziale non solo quando si discute tra addetti ai lavori, ma soprattutto quando ci si confronta con i ragazzi e le loro famiglie, angosciate da questa tegola che arriva sempre inaspettatamente e confuse dalla ridda di informazioni caotiche delle quali sono vittime. Attenzione! della scoliosi sappiamo veramente poche cose e queste poche sono raccolte nelle linee guida.
Tutto il resto è frutto di ragionamenti (?) personali, suggestioni, intuizioni genialoidi. Va bene parlarne durante la cena di un congresso o in una riunione di esperti ma è estremamente poco corretto farlo con dei genitori spaventati e alla ricerca del mezzo più efficace e meno doloroso per curare il problema di un figlio.
Quello che però rende la cosa veramente inaccettabile è farlo impostando il discorso come se queste elucubrazioni cervellotiche fossero assodate da qualche straccio di prova: Bite? Plantari? Occhi o orecchi disfunzionali? interferenze viscerali? Radiografie fatte a digiuno o a stomaco pieno? Ma allora perché non considerare anche l’influenza delle maree o l’ascendente zodiacale?
Io sono aperto a ogni possibile sviluppo. Il giorno che qualcuno mi dimostrerà che è possibile curare la scoliosi con i pediluvi da fare in una notte di plenilunio sarò il primo a tenere sveglio i pazienti che seguo.
Prima di allora vi prego, siamo seri, ma soprattutto siamo corretti. Non confondiamo la gente che ha già il suo penoso daffare a rimanere a galla nel mare di informazioni fantasiose che circolano.
Dopo l’invito ai colleghi, un invito ai genitori: vi prego, quando vi parlano di terapie andate a guardare cosa dicono le linee guida. Sono una serie di raccomandazioni messe a punto da un gruppo di esperti sulla base di quello che dice la letteratura scientifica internazionale. Le trovate qui e vi aiuteranno a capire se quello che vi hanno raccontato ha un qualche riferimento scientifico o meno.
Ancora una considerazione sul commento del collega: migliaia di terapie alternative per trattare la scoliosi nascono e muoiono rapidamente come i funghi in montagna nei mesi autunnali, e nessuna di esse ha mai portato uno straccio di prova della sua efficacia, neppure quelle che hanno avuto la fortuna di resistere più a lungo, facendo la fortuna economica dei loro sostenitori. Dobbiamo quindi essere onesti, prima di tutto con noi stessi: senza portare prove di efficacia, una scoliosi arrestata (su quanti casi trattati?) o frenata (in base a che cosa?) è solo un colpo di fortuna e mai un successo terapeutico.
Mi permetto infine di consigliare al collega, ma anche a tutti i pazienti in cura per scoliosi, questa lettura, di un editoriale del direttore di PHYSICAL THERAPY, una delle più prestigiose riviste al mondo di fisioterapia che, commenta Boccardi: “mette in guardia i suoi colleghi contro i pregiudizi, le credenze e le condotte che rendono ancora oggi faticoso per la medicina riabilitativa conquistare lo spazio e la dignità che le competono”.