Scoprire la scoliosi
Non è raro di fronte ad una prima visita per un paziente con una scoliosi, magari grave, vedere gli occhi smarriti dei genitori che si chiedono come hanno fatto a non accorgersene prima. Sono un papà anch’io e mi sembra di sentire il tuffo al cuore, percepire il vuoto allo stomaco di quando ti senti dire: è una patologia importante, dobbiamo impegnarci a fondo nel trattamento. E vedo quegli occhi che guardano due fianchi che ormai si manifestano in tutta la loro diversità, quel gibbo marcato (ma che a questo punto sembra proprio enorme) che non avevano colto prima.
Per fortuna che la scoliosi peggiora in fretta, e questa è un pronta spiegazione che attenua (ma non elimina) i sensi di colpa – anche se la scusa non regge quando l’età ossea avanza. Eppure farsene una colpa non ha alcun senso: i ragazzi si coprono quando arrivano all’adolescenza, e spesso vanno pure in vacanza con gli amici. Inoltre, gli occhi anche dei genitori più attenti non sono stati allenati a cogliere i particolari giusti su un corpo in movimento, che non viene scrutato ed indagato, ma piuttosto accompagnato ed amato. Dovrebbe aiutare la società, visto che la scoliosi è patologia che o viene prevenuta (ossia bloccata quando è piccola) oppure non lascia scampo, nel senso che tornare indietro è possibile solo a prezzo di alti sacrifici, e non sempre (una volta si diceva mai …).
Eppure lo screening non si fa più, i pediatri ed i medici di famiglia vedono i ragazzi raramente (ormai non si ammalano più tanto) e quando lo fanno a volte non controllano la schiena, ed ai medici sportivi è stato insegnato ad auscultare molto bene il cuore, ma a guardare poco il tronco. Tutti questi medici, insieme agli insegnanti a scuola ed agli allenatori in palestra, si accorgono del problema in modo estemporaneo: il problema è che non esiste oggi (se non in alcuni ambiti territoriali ristretti) una ricerca sistematica della patologia.
Commenti
Commento di Lisa 91
Il 12/05/2006 alle 19:04 Sono una ragazza che tra poco compie 15 anni molto sensibile, che però ha un problema, non gravissimo, ma neanche da sottovalutare.. porto il busto! e questo pesa molto sulla mia vita sociale e sul rapporto con gli altri,perchè me ne vergogno e avendo paura dei giudizi estranei non esco quasi più di casa. anche a scuola ho pianto più di una volta perchè non riesco a reggere questo peso, e sembra che nessuno mi capisca, compresi i miei genitori, i quali affrontano con me questo problema. |
Commento di antonio di sauro
Il 14/10/2007 alle 15:06 ciao, sono un ragazzo di 27 anni ho una scoliosi e lardosi, volevo sapere se alla mia eta poteva essere efficace< lo stesso un busto? |
Commento di alessandra
Il 19/12/2010 alle 10:19 roberto, di quanti gradi sei migliorato grz alla ginnastica? |
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Il 26/04/2006 alle 11:23
Sono la mamma di due ragazzi gemelli di quasi quattordici anni, ambedue affetti da scoliosi.
Mi sono accorta che qualcosa non andava aiutando i miei figli, allora di otto anni, ad asciugarsi dopo la doccia. In particolare ho notato che uno dei miei figli (quello più magro) aveva una scapola più pronunciata dell’altra ed ho così deciso di farli visitare entrambi da un ortopedico.
Prima di approdare dal Dr Paolo Sibilla e, dopo la sua morte (sic!), dal Dr. —–, ho fatto vedere i miei figli da non so più quanti ortopedici (anche luminari del —–).
Quello che vorrei comunicare della mia esperienza è di non fermarsi alla prima proposta di cura, se non si è convinti, ma pazientemente cercare altre esperienze e informarsi il più possibile sulla malattia.
-Ad un bambino di otto anni con una scoliosi, certo significativa ma non gravissima, veniva proposto l’uso di corpetti ortopedici particolarmente gravosi da sopportare e per tempi lunghissimi. Mi sarei rassegnata se tutti mi avessero detto le stesse cose, ma più ricorrevo ad altre esperienze, più mi accorgevo che le proposte erano differenti. Finché ho incontrato il Dr. Sibilla che mi disse la cosa giusta, cioè quella che volevo evidentemente sentirmi dire: “Dobbiamo dare al bambino la cura che può sopportare, altrimenti è come non dargli nulla!” I miei figli portano un corsetto ortopedico che, essendo meno invasivo di altri, hanno imparato ad accettare ed ora sono più disponibili a portarne uno magari un po’ più fastidioso; hanno avuto il permesso di toglierlo qualche ora al giorno e si sono abbastanza abituati a seguire una certa regola; si sottopongono con regolarità ad una ginnastica correttiva che non è certo entusiasmante per loro.
-Tutte le letture fatte sulla scoliosi e le informazioni pazienti dei medici a cui ho dato la mia fiducia mi hanno permesso di accettare la situazione con serenità. So che nulla è precluso ai miei figli: fanno sport attivo, escono con i loro amici, passano l’estate in piscina e sono due splendidi ragazzi.
Tutto questo però l’ho raggiunto da sola: io ho notato l’anomalia nei miei figli, io ho deciso di informarmi, io ho cercato i medici, io ho deciso dove fermarmi. Ma deve essere proprio così?