Quando l’età si aggiunge alle difficoltà fisiche
Dopo aver letto altri interventi arrivati nel frattempo, vorrei fare una postilla al messaggio precedente.
Quando l’età, e magari anche la solitudine si aggiunge alle difficoltà fisiche, allora un fardello sopportato sino ad allora sembra diventare all’improvviso intollerabile, e tutto intorno sembra precipitare in un vortice di disabilità sempre peggiore. Dalle vostre storie appare chiaro che la ricerca di appiglio nella Società a volte trova risposte ed a volte no, così come la famiglia, gli amici, i compagni di vita a volte sono presenti ed altre no. Ma la forza interiore è quella che comanda, e questo si vede in tutte le vostre testimonianze: la stessa forza che da giovani vi aveva consentito di affrontare la patologia, va ritrovata più avanti negli anni per affrontare le difficoltà della vita ed il senso di solitudine di tanti altri anziani, peggiorati però dalla malattia e dalla sensazione che la vita non sia stata tenera.
Signore, non scoraggiatevi, e cercate le armi per ridurre la disabilità, siano essi compensi dovuti dalla società (che purtroppo, a causa di alcuni che hanno usurpato quanto non dovuto, è oggi diffidente nei confronti di chi ha bisogno: quindi, lottate per ciò di cui avete diritto e non deprimetevi davanti a chi non capisce), o capacità fisiche che si suppongono perdute ma in realtà non lo sono del tutto. Perchè anche il fisico può riservare sorprese: uso dire alle persone anziane che ho in terapia che ci sono testimonianze di persone di oltre 80 anni che hanno deciso di andare alla maratona di New York e ci sono riuscite dopo qualche anno di allenamento. E questo vale anche per gli operati di cuore, per persone in carrozzina. Il nostro fisico, se allenato, risponde: solo i tempi cambiano radicalmente: da giovani in 6 mesi si va a fare la maratona, in età adulta ci vuole un anno, e più si va avanti negli anni più i tempi si dilatano. Ma non rassegnatevi sul vostro fisico e coltivatelo: fate passeggiate, se è il massimo che riuscite a fare. Oppure, meglio ancora, fate esercizi che allenino i vostri muscoli di sostegno della schiena. Solo chi ha purtroppo una paralisi di questi muscoli non li può recuperare: tutti gli altri lo possono fare. State attente che un conto è la malattia, la lesione, un conto è quanto perso perchè non stimolato costantemente, non allenato, o solo perchè banalmente invecchiato: questo si può recuperare. Sarete sorprese dai risultati ottenuti in qualche mese.
Per chi invece è più giovane: pensateci per tempo. Da giovani, curatevi per ridurre i rischi in età adulta ed evitare le conseguenze peggiori della patologia; da adulti, non dimenticatevi della schiena ma controllatela saltuariamente (almeno ogni 4-5 anni), perchè la prevenzione si fa per tutta la vita adulta; dopo la menopausa per le donne e comunque con il passare degli anni, cominciate controlli regolari e se la scoliosi supera certe soglie fate assolutamente degli esercizi specifici (non tutti sono adatti, trovate molti altri interventi su questa questione nel blog); in età anziana, non arrendetevi mai e soprattutto non date il vostro fisico per perso: siamo un tutt’uno e lavorare sul fisico dà sempre vantaggi incredibili anche a livello psicologico.
Auguri a tutte.
Commenti
Commento di Antonio
Il 23/04/2010 alle 07:57 Commento di Claudio |
Commento di anna maria
Il 15/05/2010 alle 19:58 Ciao Anna, io ho 56 anni e mi sono operata il 28 Aprile. Sono felice di averlo fatto anche senon è per niente na passeggiata. Ciao |
Commento di Anna
Il 16/05/2010 alle 10:38 Volevo ancora chiedere ad Anna Maria se non sono troppo indiscreta dove ha sostenuto l’intervento, se vuole mi può scrivere presso anna.magliocchetti@alice.it e grazie ancora. |
Commento di anna maria
Il 27/05/2010 alle 18:00 Cara Gabriella, non disperare anche alla tua età ed oltre è possibile porre rimedi |
Commento di giò
Il 03/06/2010 alle 12:36 Chiedo ad anna maria e a valentina conferma sul fatto che l’intervento avvenuto al …… sia stato effettuato dal Prof. …… . E in quanto è consistita la degenza. Vorrei portare mia figlia di 15 anni ad operarsi lì, ma altri mi dicono che la degenza pre e post operatoria è lunga…..se potete scrivetemi privatamente alla mia mail ubalducci-avv@libero.it . Grazie , care amiche !! |
Commento di Fabio Zaina
Il 07/06/2010 alle 13:59 Cara Signora, |
Commento di Paola
Il 22/08/2010 alle 09:39 Ragazzi, davvero qui mi sembra di scrivere a sordi che non vogliono sentire. Quello che mi fa male da paziente e dopo averne passate tante ma tante è vedere che ancora dopo tanti anni, l’intervento chirurgico venga presentato come un inferno senza non ritorno a pazienti per i quali purtroppo l’intervento chirurgico sarebbe la migliore soluzione e ai quali viene presentata invece per anni l’illusione di una guarigione. Purtroppo alcune scoliosi sono evolutive, evolutive senza speranza, evolutive qualsiasi cosa tu faccia. Dare un’alternativa al paziente significa avere il coraggio di dirglielo, di fargli sapere che c’è un’elevata probabilità che anni e anni di cure cruente di gesso e corsetto potrebbero non servire. Il dott. Zaina spiega giustamente che purtroppo data la giovane età dei pazienti scoliotici, queste decisioni devono essere prese dai genitori. E qui mi chiede se ho idea di cosa provi un genitore a prendere decisioni in merito alla salute dei propri figli. Sì lo so, perchè ho visto i miei genitori soffrire per anni, sempre chiedendosi se le scelte intraprese sarebbero state quelle giuste. Sì lo so perchè sono genitore anche io ed essere genitore significa proprio avere il coraggio di prendere decisioni per il bene dei propri figli, siano esse decisioni difficili o tormentate. Ovviamente una decisione viene presa in base alle informazioni che si hanno e qui la responsabilità ricade sui medici. So che la medicina non è una scienza esatta e per qualsiasi patologia non esistono risposte certe ma percentuali e possibilità ma se io sapessi che c’è un’alta percentuale che mia figlia dopo aver portato anni di corsetti potrebbe egualmente arrivare in età adulta con una scoliosi di 50° (sapendo anche cosa comportano 50° di scoliosi in età adulta) forse sarei in grado di considerare anche la possibilità di un intervento chirurgico. E qui il dott. Zaina mi chiede se so quali rischi comporta un intervento chirurgico. Sì lo so dottore, lo so perchè non mi sono buttata sul lettino operatorio come per andare a fare un massaggio…ogni intervento ha dei rischi. Muoiono bambini anche durante banali interventi di tonsillectomia e nemmeno quelli mi pare siano interventi salvavita, come non lo sono gli interventi di mastoplastica additiva praticati su 18enni e con fini esclusivamente estetici. Qui stiamo parlando di un intervento di scoliosi fatto per migliorare la qualità di vita futura del paziente, non credo che esista un chirurgo ortopedico che si metta a proporre interventi inutili tanto per passare una giornata in sala operatoria. Chi può dire con certezza che la signora Luciana se non avesse fatto l’intervento ora starebbe meglio? Chi può dire lo stesso a mamma Raffaella? Ho guardato le foto post trattamento dei casi clinici del GSS (http://www.gss.it/notizie/casi.htm) e riportano anni di terapia in gessi e/o corsetti gessati con miglioramenti minimi (a volte nulli) ma con un risultato estetico (cito testualmente) soddisfacente. Già questo mi sembra fumo negli occhi perchè la scoliosi non è un problema solo estetico e dire che una ragazzina di 24 anni (caso clinico 8) con 40° gradi di scoliosi lombare, che partiva da 40°di scoliosi lombare sia guarita (c’è scritto fine trattamento, quindi presumo che a parte i controlli periodici la ragazza non debba fare altro) mi sembra azzardato. Vorrei sapere come starà quella ragazza tra 30 anni, quando sarà una donna di 54 (e quindi per niente da buttare via…avrà appena qualche anno più di Sharon Stone) magari dopo due figli, dopo anni di lavoro sedentario e di accudimento della famiglia. Probabilmente avrà tra i 55° e i 70° di scoliosi, certamente avrà dolori, il risultato estetico sarà andato a farsi friggere da un pezzo e quello che è certo non avrà sicuramente nè la forza nè la voglia di subire un intervento chirurgico a quell’età perchè ora non ha nessuno che si occupi di lei durante la convalescenza ma al contrario non sa come farebbe la sua famiglia senza il suo aiuto mentre lei si cura. La stessa cosa penso si possa dire del caso clinico 5, del 2 e dell’1. Ovviamente sono delle supposizioni personali da paziente ignorante. Lei dott. Zaina mi può garantire che 50° di scoliosi a 18 anni significhi essere guariti, aver evitato l’intervento e tra 20 anni, dopo magari 2 figli (che non significa solo gravidanza ma tenerli in braccio e accudirli) non avere dolori, poter fare sport a piacimento e riuscire a muoversi agevolmente? E’ vero, come dice Emy che se c’è un’alternativa va provata ma credo che nessuno possa negare che a volte l’alternativa non c’è e un ortopedico questo lo sa, non con la certezza del Padreterno ma con il semplice aiuto dell’esperienza e degli studi di chi lo ha preceduto. Ripeto, io ho scelto l’intervento a 23 anni, come scelta personale, ragionata, consapevole. Questa scelta mi ha permesso di non prendermela con i miei genitori per aver scelto al posto mio ma aver tardato tanto, aver cercato l’alternativa che non c’era è costata la perdita di un’infanzia e di un’adolescenza. Lei sa dott. Zaina cosa significhi avere 8 anni ed essere ricoverati una settimana in ospedale senza che permettano a tua mamma di dormire lì con te? Sa cosa significhi rimanere a 8 anni per 3 giorni e 3 notti in trazione? Dopo un po’ mi facevano male i denti e la mandibola. Piangevo. L’infermiera di notte mi ha ficcato in bocca una pastiglia antidolorifica: non voleva slegarmi per farmela ingoiare. Era fiele. Chiamavo l’infermiera, suonando il campanello, perchè mi veniva da vomitare ed ero legata a pancia in su con la bocca serrata dalla mentoniera. Non mi ha slegato, non mi credeva. Mi ha slegato solo quando ho vomitato davvero e si è accorta che stavo soffocando. Lei sa, dott. Zaina cosa significhi fare un gesso, in trazione su un impalcatura, con le spinte che ti spaccano le costole? Lei sa dott. Zaina cosa significhi portare per 32 mesi (3 trattamenti da 8 mesi) un gesso di Risser? Sa quanto male fanno le piaghe che un gesso a volte provoca ? Sa cosa significhi portare per 8 anni il corsetto, non fare mai una lezione di ginnastica con i compagni, non scatenarsi con loro all’intervallo.Non andare con loro in giro in bici perchè con un Milwaukee addosso andare in giro in bici è quasi impossibile? Per non parlare della sofferenza psicologica di vestire sempre e solo con tute o con abiti di 3 taglie più grandi, o di guardare un ragazzino che ti piace, sapendo che lui non ti guarderà mai. Non è limitazione alla vita quella? Non dico di operare una ragazzina a 13 anni. Dico che se quella ragazzina ha una scoliosi per la quale c’è un elevato rischio di evoluzione, forse è il caso di spiegare ai genitori che anni di trattamento e sofferenza potrebbero non servire. E’ da escludere nei casi più gravi, la scelta di non portare trattamenti contenitivi e di operarsi a 20 anni? Io avrei voluto che qualcuno mi prospettasse questa possibilità. Dopo l’intervento è ovvio che non mi cimento in capriole e salti mortali, la mia schiena è bloccata da D2 a L3, non è poco, non vado a sciare semplicemente perchè non ho mai sciato in vita mia e non mi piace per niente il freddo. Però sono riuscita a laurearmi senza andare fuori corso, pur avendo fatto l’intervento al 4° anno di università, nessuno mi ha mai discriminata sul lavoro, non ho mai rinunciato a prendere in braccio i miei figli per colpa del mal di schiena e la mia mente non è bloccata ma serena. Faccio più attività sportiva della maggiorparte delle 38enni che conosco, cose semplici, come la corsa, ma con l’allenamento costante sono riuscita ad arrivare all’ora, 10 km. Da poco ho ripreso a praticare il Karate, ero cintura marrone prima dell’intervento e non ho mai smesso di sognare la nera. Il mio maestro conosce i miei limiti e li conosco anche io, ma riesco a fare quasi tutto e ho l’illusione di credere che non potrò che migliorare. Quindi se non ho risolto tutto con l’intervento, perchè credo che l’unica cosa che possa risolvere tutto sono i miracoli, posso dire che mi sento, come tutti, abbastanza felice e l’unica cosa che rimpiango è di non aver avuto un’infanzia e un’adolescenza spensierate. Vorrei che la mia fosse vista come una testimonianza positiva per quelli che devono affrontare l’intervento. E lei dott. Zaina, se mi permette la domanda diretta, non fatta con malizia, ma solo per capire meglio gli ortopedici come lei che non confidano nella chirurgia. Lei opera o no? E’ un chirurgo ortopedico o no? |
Commento di gra
Il 26/10/2011 alle 15:40 Ciao Stefania,certo che mi và,mi farebbe molto piacere dare dei consigli!!ciao, a presto.. |
Commento di Eleonora
Il 06/11/2011 alle 20:43 Carissima Gra, |
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Il 22/05/2009 alle 12:52
Gentile prof. Negrini,
il Suo commento sulle difficoltà che si aggiungono alletà mi ha fatto pensare che Lei sia una persona oltre che un medico. Vede, ho cercato di vivere una vita normale, non ho mai sciato e non me ne importa in quanto, pur essendo di Torino e a due passi dal comprensorio della Via Lattea, odio la neve, il freddo e tutto ciò che comporta. Vorrei vivere in Tunisia, ma queste sono solo sciocchezze che penso quando sto male. Non ho più fatto capriole, da piccola, prima, facevo ginnastica ritmica, pensi quante capriole!
Mi avevano detto che non dovevo andare “a cavallo”, ridicolo, non ci avevo mai pensato. Sono solo figlia di operai, mica la figlia della Regina Elisabetta. I cavalli mi piacciono, ma sinceramente quel divieto non mi ha fatto star male.
Le scrivo però per avere, se puo, conforto in un altro senso.
La mia vita è stata problematica, non penso sia stata la scoliosi, conosco troppe persone con la schiena dritta e la vita storta, però spesso mi sento incompresa.
Leggo sul blog di tante bambine che non vogliono mettere il busto e le capisco, anche se io ho portato per tredici mesi non un busto, ma un gesso: Mio padre mi chiamava “la bambola” e per sei mesi sono stata confinata in un letto, mi imboccavano e mia mamma mi girava di traverso per lavarmi i capelli che mi ostinavo a tenere lunghi, a sedici anni si vuole ancora essere belle!
Ho ripreso la scuola, mi accompagnava un mio cugino che allora aveva la “500”, si faccia due risate nel pensare allentrata e poi alluscita da quella macchinina per una persona che aveva qualche chilo di gesso addosso.
Quando me lhanno tolto non stavo in piedi, ero così leggera, mi mancava la corazza. Dalla testa al sedere ero solo un gesso, altro che busto!
Ecco, ora vengo al dunque di questo mio sfogo un po logorroico.
Lintervento è andato bene, la bruttissima cicatrice me la tengo e, ormai, a 55 anni, ho imparato mio malgrado a conviverci, quello che mi è rimasto è proprio il “gesso”.
Ero una bambina anche troppo entusiasta della vita, quellesperienza mi ha cambiata.
Vorrei poter parlare alle bimbe che ora non vogliono mettere il busto, vorrei poter loro spiegare cosa si prova quando ti mettono sopra un lettino di trazione e,
mentre cerchi di tenerti come su una stupida amaca fatta solo di una striscia di tela, ti avvolgono con strisce di tela bagnate e puzzolenti, quando ti avvolgono anche il viso e poi ti fanno due buchi al naso
in corrispondenza, più o meno, del naso per respirare.
Poi iniziano a girare quella manovella, e tu sei legata come nei più trash film del terrore, lintervento è niente, sette iniezioni al giorno sulle gambette o sulle braccia sono niente, (il sedere è sotto il gesso), tutti ti vogliono bene, ma ci sei solo tu sotto quello schifo pesante e puzzolente che ti avvolge dalla nuca al sedere.
Il terrore è indescrivibile, quando poi la sega ti passa adosso, ti fai piccola in quel carapace, e puoi solo pensare che non sei tu, dentro non ci sei tu, vai via con la testa per non sentire più il corpo.
Da allora, ogni problema che riguardi la salute, lo affronto con una visione forse troppo leggera, mi perdonerà se Le dico questo, so e spero che oggi non si ricorra più a quei metodi. Chiedo solo che qualcuno
abbia empatia per me, mi rendo conto di essere stata
fortunata, Il Santa Corona ed il Prof. Ponte non sono da mettere in discussione, anzi!
Ora pero mi rendo conto di quanto tutto questo abbia influito sulla mia vita, dopo 40 anni circa, rivivo con angoscia il senso di morte che allepoca ho provato, forse senza esserne consapevole. Nellintervento chirurgico ce lanestetico, dopo sai che il dolore e destinato a passare. Ricordo quel male molto approssitivamente,
un po come quello del parto, necessario ma per un buon fine.
Ora, sento più che mai questa schiena, non solo per i dolori che ritengo non siano peggiori di quelli di persone che soffrono di altre patologie, sento pero la solitudine, la scoliosi cè e nessuno ne parla. Perche?
A tutte le bimbe.
Se solo dovete portare un busto per qualche mese, o anche anni, fatelo! Non ci sara mai nessun compagno o amica che dopo se ne ricordera, ma voi sarete diritte e credetemi, la scoliosi non se ne va mai se non la curate adesso.
Vorrei che Lei Prof. Negrini mi desse qualche indicazione per vivere meglio, e stato accertato, nel mio caso, che la deviazione della colonna vertebrale mi ha procurato una broncopneuopatia severa, vorrei fare ginnastica, ma il respiro non tiene, vorrei muovermi di più, ma non ce la faccio, non puo essere solo la scoliosi.
Le mie gambe diventano sempre più piccole, la mia statura si accorcia e sono arrivata al punto di invidiare i problemi di cellulite o grasso eccessivo.
Che devo fare secondo Lei?
Un caro saluto