Non basta il corsetto, ci vuole l’équipe
Gentile signora,
non è proprio possibile rispondere ad una domanda del genere senza conoscere il caso clinico.
In realtà, la risposta mi serve per ribadire un concetto: non esiste il corsetto dal nome giusto per la scoliosi, ma esiste l’équipe (tecnico ortopedico e medico che lavorino insieme, in stretta collaborazione con un fisioterapista) che consente di ottenere il risultato. Con il nome di Lionese o di Cheneau si possono costruire dei corsetti totalmente diversi, si possono avere dei corsetti altamente efficaci e degli altri totalmente inefficaci, anzi dannosi. Immagini di avere un fil di ferro piegato a simulare una scoliosi come la si vede su una radiografia. Se lei appoggia le dita per correggere nei punti giusti il fil di ferro si raddrizza, se lo fa nei punti sbagliati si piega sempre di più. A questo punto, invece di immaginare un fil di ferro solo piegato, immagini un fil di ferro torto su se stesso (come è veramente la scoliosi: la colonna si torce nei tre piani dello spazio): a quel punto raddrizzarlo con delle spinte dall’esterno diventa molto, molto più difficile. Ora, immagini che il fil di ferro torto sia racchiuso in un contenitore deformato con parti piene d’acqua, parti piene d’aria, alcune barre rigide (le coste): ecco, questa è la scoliosi vera, con deformità delle vertebre e del tronco. A questo punto l’equazione correttiva diventa difficilissima. Pensi che a tutt’oggi non esiste la possibilità di simulare in modo completo ed affidabile anche con i computer più potenti la correzione con i corsetti: lo stanno facendo alcune equipe, ma in realtà si stanno sempre più approssimando alla realtà di studio in studio, ma senza la speranza di arrivare a simulare veramente il singolo caso clinico se non forse tra qualche decina d’anni… E quindi, capirà anche l’importanza del tecnico che costruisce il corsetto e del medico che lo guida. Capirà anche l’importanza che questi due lavorino insieme, confrontandosi costantemente di fronte ai singoli pazienti e come dalla combinazione delle due professionalità (una più teorica, l’altra più pratica) si potranno ottenere i risultati migliori. Ed infine, c’è il piccolo particolare dell’elemento umano: la ragazza che dovrà portare per anni un corsetto che si può togliere. O si lavora bene anche su questo, o tutto si vanifica. Il gesso non si può togliere, il corsetto sì: e ci saranno le gite, le estati, le feste con gli amici etc etc. Consideri anche tutto questo.
Quindi, fermo restando che DEVE fare una scelta, perchè la confusione è nemica del risultato finale e se si tiene il piede in due scarpe con la scoliosi si fanno danni, nella scelta pesi come li ha visti lavorare, con che precisione, come le hanno prescritto il corsetto (le hanno rilasciato una prescrizione dettagliata di come costruirlo ?), se le hanno detto se saranno presenti in officina a collaudare il corsetto, se le hanno dato l’impressione di lavorare costantemente a stretto contatto con il tecnico ortopedico. Vada anche a vedere le due officine ed “annusi” l’aria. E poi consideri l’aspetto umano e come interagiscono con sua figlia, le parole che spendono. Ed infine: c’è un terapista che aiuti in tutto questo ? Un terapista inserito nell’équipe terapeutica a stretto contatto con il medico ed il tecnico ortopedico, che parli la loro stessa lingua ? E’ un elemento determinante del risultato finale, come abbiamo visto nel lavoro che ha appena vinto il più importante premio mondiale sul trattamento conservativo della scoliosi (SOSORT Award) e che verrà pubblicato probabilmente entro l’estate nella rivista Scoliosis.
Insomma, non è una scelta facile, lo capisco. Ma ridurre tutto al nome del corsetto è un errore di fondo e spero di averla aiutata ad avere elementi per scegliere.
Cordiali saluti ed augurissimi per sua figlia
Stefano Negrini
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Il 23/06/2011 alle 09:17
Gentili Dottori,colgo l’occasione per chiedervi delucidazioni in merito ad una scoliosi in età adulta. Ho 29 anni e quando ero molto piccolo (intorno ai 5 anni) mi era stata diagnosticata una scoliosi. Sfortunatamente i miei genitori non si sono mai mossi al fin di correggerla. Tuttavia di recente ad una visita medica per il lavoro il medico, dopo avermi fatto piegare in avanti come di consueto, ha affermato che ho una scoliosi che – a suo dire – risulta marcata. Tuttavia mi ha detto solamente di far sport e non mi ha consigliato di rivolgermi ad uno specialista (forse vista l’età). Ora tuttavia voglio rivolgermi ad un ortopedico al fine di vedere la mia reale situazione che tuttavia credo non sia esageratamente grave in quanto me ne sarei accorto da me (non presento inoltre dolori al massimo capita qualche giorno di aver fastidi ma moderati). Tuttavia devo ammettere che ho una parte inferiore di gabbia toracica che è più sporgente rispetto all’altra e solo ora mi rendo conto che tale problema potrebbe essere legato alla schiena. Mi chiedo tuttavia se – ipotizzando di avere una scoliosi fra i 20° ed i 30° più o meno stabile – fosse possibile fare qualcosa alla mia età. Indipendentemente dal fattore estetico della gabbia toracica che mi piacerebbe migliorare, vorrei non avere seri problemi in futuro. In età adulta cosa si può fare? Ho sentito che esistono esercizi specifici di ginnastica che possono rafforzare e forse migliorare la situazione (Seas?) e che il corsetto a questa età non ha molto significato. Esiste dunque qualcosa da fare anche a questa età?
Molte grazie