Ritorno all’attività fisica dopo intervento chirurgico per scoliosi idiopatica dell’adolescente
L’attività fisica e lo sport sono essenziali per il benessere psicosociale e fisico di bambini e adolescenti. I ragazzi con diagnosi di scoliosi non hanno limitazioni e possono partecipare a sport e attività allo stesso modo dei loro coetanei.
Nei casi di scoliosi grave, come in presenza di curve superiori ai 50°, con importante deformità estetica ed evolutive nonostante il trattamento ortesico adeguatamente condotto secondo i criteri SOSORT , vi è l’indicazione chirurgica.
I pazienti sottoposti ad intervento di correzione della scoliosi possono mostrare nel post-operatorio una diminuzione della loro partecipazione all’attività fisica dovuta alla perdita di flessibilità del rachide e alla presenza di dolore. Ciò porta inevitabilmente ad un peggioramento della loro qualità di vita.
Ancora oggi non sono state pubblicate linee guida per la ripresa dell’attività fisica dopo l’intervento chirurgico per la scoliosi idiopatica, esistono solo le cosiddette “opinioni degli esperti” per cui ogni chirurgo può dare indicazioni diverse basandosi sulla propria esperienza e tipologia d’approccio.
Inoltre, si aggiunge la variabile individuale, per cui la scelta del ritorno all’attività può dipendere dal tipo di intervento fatto, dall’attecchimento dello strumentario, dall’estensione della fusione, dal tempo trascorso dall’intervento, dalle caratteristiche del paziente e anche dalla tipologia dello sport (senza contatto, di contatto e di collisione).
Ad esempio, alcuni chirurghi permettono sport di contatto dopo 6 mesi, altri chiedono di evitarli per un anno e altri ancora non permettono del tutto la ripresa di sport di collisione .
“Uno studio ha esaminato la ripresa delle attività dopo l’intervento chirurgico tramite un questionario preparato appositamente. Entro 6 mesi la maggior parte dei pazienti aveva ripreso l’attività sportiva che praticava prima dell’intervento – spiega il dott. Carmelo Pulici, fisiatra specialista di Isico – La conclusione degli autori è che i pazienti operati riprendono l’attività sportiva molto prima di quanto ci si aspettasse. Nonostante ciò, nei 95 pazienti dello studio non c’è stato neanche un caso di perdita di correzione, di rottura dell’impianto o di complicazioni”.
Una nuova tecnica chirurgica
Negli ultimi anni si è diffusa una nuova tecnica chirurgica, il Vertebral Body Tethering (VBT), che viene utilizzata solo nei bambini e nella prima adolescenza e comunque in casi molto selezionati essendo ancora sperimentale. Viene proposta come una possibile alternativa alla fusione spinale, (attualmente la tecnica più utilizzata per il trattamento chirurgico della scoliosi) che, a differenza di quest’ultima, non limita la mobilità della colonna vertebrale.
“Secondo un recente studio, il VBT consente di riprendere le proprie attività di vita quotidiana e lo sport entro tre mesi dall’intervento – continua il dott. Pulici – La maggior parte dei pazienti presi in esame nello studio, inoltre, ha riportato un miglioramento delle proprie prestazioni atletiche e per alcuni di loro un impegno in più attività sportive rispetto a prima della VBT”.
Nonostante la tendenza attuale dei chirurghi sia di consentire un ritorno sempre più anticipato allo sport, anche a quelli ad alta intensità, rispetto al passato , si è ancora lontani dall’avere un approccio condiviso nel gestire la ripresa dell’attività fisica dopo l’intervento chirurgico in questa popolazione di pazienti.
In mancanza di linee guida il consiglio di Isico è di affidarsi nel post-operatorio ad un terapista esperto per consentire una graduale ripresa dell’attività fisica in sicurezza, ovviamente in accordo con le indicazioni avute dal proprio chirurgo.
Bisogna evitare, infatti, d’innescare il circolo vizioso della sedentarietà: più si è inattivi, più diminuiscono voglia e desiderio di fare attività fisica e più aumentano i rischi sulla salute legati allo scarso movimento.
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