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Scoliosi? La cura continua anche da adulti

15 settembre, 2021 (08:37) Di: Maria Parzini

Frequentemente i giovani pazienti che seguo per il trattamento conservativo della scoliosi, hanno genitori affetti dalla stessa patologia. Alcuni di loro sono stati trattati con esercizi e/o corsetto in fase adolescenziale, altri non hanno fatto nulla, altri ancora hanno scoperto la scoliosi casualmente in età tardiva. Spesso affermano convinti che per la loro scoliosi non ci sia più niente da fare! Non c’è nulla di più SBAGLIATO.

Negli adulti la prima difficoltà da superare è proprio il non volersi occupare della propria patologia: per alcuni c’è il timore di affrontare un problema che li ha fatti soffrire in passato, altri pensano che non ci siano soluzioni, altri ancora danno precedenza prima di tutto alla cura dei figli.

E’ naturale comprenderne le ragioni, ma purtroppo nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi conduce a rischi maggiori man mano che passano gli anni. Se la scoliosi sta peggiorando, non è importante solo in quel momento, ma bisogna considerare che potrebbero aumentare i sintomi, tra cui dolori o riduzione della funzionalità della colonna.

C’è la possibilità che la colonna crei uno strapiombo laterale verso il lato di una delle due curve, creando così un effetto “Torre di Pisa” e che a questo si accompagni un incurvamento in avanti con effetti importanti sulla qualità di vita, oltre che estetici.

Gli esercizi specifici in autocorrezione, ad esempio, sono un ottimo modo per mettere mano ad una situazione che sta peggiorando. Ricordiamo che in età adulta un peggioramento non è necessariamente accompagnato da dolore ma, se si verifica, è necessario lavorare con gli esercizi su entrambi i fronti. Capita spesso di parlare con adulti che dicono di essersi accorti che “qualcosa non andava” guardandosi allo specchio. Una maggiore asimmetria dei fianchi, la gonna o il pantalone che non pendono nello stesso modo, un’asimmetria delle spalle, il gibbo più pronunciato, la percezione di aver perso centimetri in altezza… Questi sono campanelli d’allarme che devono spingere a rivolgersi a uno specialista della colonna vertebrale.

Perché, quando si parla di scoliosi, giocare d’anticipo e sapere se qualcosa sta cambiando o se tutto è stabile è sicuramente la scelta migliore da fare.

Diversi studi hanno evidenziato che a fine crescita le scoliosi sotto i 30° restano normalmente stabili, anche durante la vita adulta, mentre quelle sopra i 50° tendono a peggiorare quasi sempre [1]: ovviamente ci sono eccezioni in entrambi i casi.

Quello che succede tra i 30° e i 50° non lo conosciamo di preciso, sappiamo solo che il rischio di peggioramento aumenta man mano che la curva è più importante.

Nell’adulto è importante effettuare controlli medici e radiografici che sono stabiliti dal medico. In ISICO seguiamo protocolli che si basano principalmente sulla gravità della curva:

  • con gradi Cobb inferiori ai 20 trattati in adolescenza è consigliabile un controllo medico ogni 4-5 anni.
  • con gradi Cobb compresi tra 20 e 29 è consigliabile un controllo medico ogni 2-3 anni.
  • con gradi Cobb compresi tra 30 e 44 è consigliabile il controllo medico ogni 1-2 anni.
  • con gradi Cobb che superano oltre i 45, è consigliabile un controllo annuale.

Al di là di queste direttive, il medico potrà dare indicazioni diverse tenendo conto di altri fattori come l’età e la stabilità della curva nel passato.

Per quanto riguarda il controllo radiografico con RX antero-posteriore viene consigliato se c’è stato un peggioramento dei gibbi.

Quando il medico esperto in patologie vertebrali, misura una radiografia di un paziente adulto con scoliosi, sa che il risultato è sempre dato dalla somma di due componenti: “la deformità strutturale della colonna” e “la postura del paziente”.

Quando si è ormai adulti non c’è molto che possiamo fare sulla componente ossea, essendo la crescita ormai terminata, ma possiamo sicuramente agire su quella posturale, insegnando ai nostri pazienti come sostenere il peso del tronco sotto l’effetto della gravità.

Uno dei principali obbiettivi degli esercizi specifici che impostiamo in ISICO, è l’apprendimento dell’AUTOCORREZIONE ATTIVA, cioè quella serie di movimenti che insegniamo al paziente per cercare di riallineare il più possibile la colonna, per contrastare il cedimento dal lato della curva, per poi mantenere una buona parte della correzione nella quotidianità. In questo modo il paziente ha uno strumento per ridurre, anche se in maniera momentanea, di qualche grado la propria curva o verosimilmente ridurre lo sbilanciamento che questa provoca al tronco.

In sintesi è importante fare controlli periodici regolari, sempre a scopo preventivo, perché esiste la possibilità di un lento peggioramento [2].

Infine un ultimo consiglio da non dimenticare.  Pratichiamo sempre e regolarmente attività motoria, in base all’età e alle condizioni fisiche del paziente. Non esiste un’attività migliore rispetto a un’altra, tutto dipende dalla situazione del singolo paziente.

Se oltre a praticare dello sport, si vuole intervenire con esercizi mirati per la colonna, ci si può rivolgere ad un professionista del settore che stenderà un piano di esercizi ad hoc per il paziente stesso.

 

[1 ] 2016 SOSORT guidelines: orthopaedic and rehabilitation treatment of idiopathic scoliosis during growth. Negrini et al. Scoliosis Spinal Disord 2018

[2]  Natural history of progressive adult scoliosis. Marty-Poumarat et al. Spine 2007

Commenti

Commento di Gianmario
Il 20/10/2021 alle 15:18

Buongiorno, mi chiamo Gianmario, ho 46 anni e sono portatore di una scoliosi a S molto severa (ben oltre i 50°) trattata in adolescenza con un corsetto sforzesco. Il risultato del corsetto non fu, purtroppo, un miglioramento della scoliosi, ma almeno consentì una sua stabilizzazione.
Vorrei chiedere un vostro parere su alcuni risultati pubblicati da una nota struttura siciliana che si occupa, tra le altre cose, anche di scoliosi. Mi riferisco all’utilizzo di un particolare corsetto di nuova generazione chiamato Art-brace, nato come “evoluzione” del corsetto lionese. Da alcuni case-report pubblicati sembra che sia possibile ottenere dei miglioramenti (dunque non solo in senso conservativo) anche in età adulta. Ne avete mai sentito parlare? Grazie.

Commento di Bruno Leonelli
Il 02/11/2021 alle 13:28

Gent.mo Gianmario,
in età adulta gli obiettivi terapeutici sono diversi da quelli fissati in età adolescenziale, solitamente l’obiettivo principale è la riduzione del dolore e non la riduzione dei gradi Cobb. Dolore e gradi Cobb sono scarsamente correlati nelle scoliosi in età adulta e nell’anziano. Oltre alla riduzione del dolore, gli obiettivi che la terapia deve perseguire sono il recupero di un assetto posturale migliore, migliorare la qualità di vita e se presente ridurre la disabilità causata dal dolore.
L’impiego dei corsetti rigidi nelle scoliosi dell’adulto è ancora in esplorazione e ci può essere d’aiuto un estratto di una revisione sistematica per capire quali sono al momento le nostre conoscenze. L’articolo afferma che gli obiettivi più comuni degli studi sono la riduzione del dolore (7 studi), il recupero della funzione (3 studi) e la riduzione dell’angolo di Cobb (3 studi). I pazienti sono stati seguiti per periodi di tempo che vanno da 2 giorni a 17 anni. Le prescrizioni sull’indossamento del corsetto andavano da 2 a 23 ore al giorno. La maggior parte degli studi ha riportato una riduzione modesta o significativa del dolore e un miglioramento della funzione all’ultimo controllo effettuato. Ci sono stati risultati contrastanti per quanto riguarda i cambiamenti dell’angolo di Cobb in risposta al corsetto. I partecipanti a uno studio hanno segnalato un disagio associato all’indossamento del tutore.
È possibile intuire quante siano le variabili in questo momento e quindi quanto ci sia ancora da verificare prima di trarre conclusione certe. Il periodo di tempo per cui sono stati seguiti i pazienti è molto diverso, passando da poche ore a moltissimi anni. I tempi di indossamento del corsetto sono molto variabili, da poche ore a un indossamento a tempo pieno e non sempre i pazienti sono riusciti a seguire la prescrizione medica. Infine ci sono risultati contrastanti per quanto riguarda i gradi Cobb, non è ancora certo se e come possa variare con questa terapia e se la variazione ottenuta, quando è stata dimostrata, possa essere mantenuta nel tempo o si perda all’abbandono del corsetto. L’unico risultato che è stato possibile conseguire in tutti gli studi è la riduzione del dolore.
Anche in ISICO da qualche anno proponiamo ai pazienti adulti l’utilizzo del corsetto per ridurre il dolore, chiedendo un indossamento durante le ore notturne e/o per qualche ora durante il giorno.
È necessario sapere che le ossa in età adulta sono formate e non vanno incontro ad una crescita, quindi la funzione del corsetto di guidare la crescita residua viene meno e di conseguenza non è possibile un rimodellamento dell’osso. Il corsetto può essere utile per migliorare la componente posturale, infatti la funzione principale in età adulta è quella di sostenere la schiena. Questa funzione del corsetto però deve essere integrata da esercizi specifici che permettano di mantenere in maniera attiva il sostegno della colonna, per avere il massimo dei risultati e provare a stabilizzarlo nel tempo.
Se il case-report a cui si riferisce è quello presente a questo link. Non saprei dirle se si tratta di qualcosa di dimostrato scientificamente o solo di un risultato che vuole essere condiviso, in quanto non mi è stato possibile trovare la pubblicazione scientifica in cui viene descritto. Le foto dove vengono misurati gibbi ed equilibrio frontale, sembrano essere viziate da una postura della paziente in quanto sembrano essere foto fatte nella stessa giornata e non a distanza di tempo.
Un caro saluto
Bruno Leonelli

Commento di Giulia
Il 09/02/2022 alle 23:38

Buongiorno , ho 42 anni e una scoliosi non trattata perchè scoperta tardi (15 anni). Ho notato che la mia vita sedentaria (non sport) sta facendo peggiorare la postura (sempre più ingobbita). Ho purtroppo dovuto smettere pilates che mi faceva stare molto meglio, perchè mi ha peggiorato un prolasso dell’utero che mi si è determinato dopo i due parti. Che tipo di sport si consigliano in questi casi? Grazie

Commento di Martina Poggio
Il 14/02/2022 alle 09:36

Buongiorno Giulia,
come scrive giustamente lei, lo sport fa stare meglio ed è un vero toccasana. E’ la prevenzione principale per dolore, disabilità e ha dimostrato efficacia nel contenere la progressione della scoliosi. Durante la pandemia e i continui lockdown c’è stata una riduzione drastica dell’attività sportiva, generalmente ha continuato solamente chi faceva sport agonistici, con un conseguente aumento di dolori alla schiena e problemi muscoloscheletrici.
L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda per bambini e adolescenti 60 minuti al giorno di attività di intensità da moderata a vigorosa; per gli adulti (dai 18 anni) 150 minuti a settimana di attività di intensità moderata.
Non abbiamo studi che ci dicano quali possono essere gli sport migliori, se lei si trovava già bene con il pilates potrebbe continuare. Il consiglio è magari di farsi seguire per quanto riguarda il prolasso. Fare una visita ginecologica e vedere quali possono essere le soluzioni che le propongono. Esistono anche diversi esercizi di ginnastica perineale che potrebbero insegnarle delle ostetriche o dei fisioterapisti esperti nelle patologie del pavimento pelvico (certo dipende dalla gravità della situazione). Tali esercizi cercano di aumentare la forza dei muscoli perineali che devono sostenere gli organi interni. All’inizio è meglio evitare di sollevare pesi o comunque esercizi che possono aumentare la pressione sul pavimento pelvico. Nel pilates vi sono diversi esercizi anche in scarico (supina, in quadrupedia), che aiutano anche in tal senso. Generalmente viene richiesto l’inserimento degli esercizi perineali appresi, anche durante la vita quotidiana e quindi anche durante lo sport. Magari su questo possono aiutare inizialmente delle sedute individuali di pilates, per poi passare nuovamente al gruppo.
Spero di esserle stata di aiuto.
Martina Poggio

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