Siamo sicuri che questo corsetto funzioni?
Il corsetto è uno strumento utilizzato per contrastare l’evoluzione della scoliosi. Spesso viene nominato in vari modi: chi lo chiama busto, chi corsetto. E può essere costruito in materiali diversi: plastica, con parti metalliche, in parte in cuoio oppure totalmente con elastici e stoffa. Infine i modelli, tanti e vari: Cheneau, Sforzesco, PASB , Lapadula, Maguelone …. per non parlare delle varie tipologie dello stesso modello. Insomma una vera “giungla” di termini in cui un genitore si ritrova improvvisamente a vagare, dopo aver ricevuto una diagnosi di scoliosi o di altra patologia della colonna vertebrale del proprio figlio.
Perché sembra esserci tanta confusione?
In realtà non c’è confusione, esistono solo diversi modelli creati tutti con lo stesso scopo: quello di imporre il miglior allineamento possibile alla colonna vertebrale, in modo da contrastare l’evoluzione della patologia che si manifesta con un progressivo disallineamento delle vertebre.
Ci sono molteplici situazioni e casi diversi da paziente a paziente, che richiedono una scelta specifica di corsetto: dalla gravità della situazione alla tipologia di curva, fino alla sua collocazione.
Anche la forma della colonna vista di lato è di fondamentale importanza nella scelta. Infatti se osserviamo la colonna sul piano sagittale possiamo vedere come ci siano delle curve: la lordosi cervicale, la cifosi dorsale, la lordosi lombare e la cifosi sacrale. La buona armonia e la giusta localizzazione di queste curve rendono una colonna resistente oppure debole alle sollecitazioni della quotidianità.
E’ il medico specialista a scegliere la tipologia di corsetto e le sue caratteristiche costruttive, in base all’accurata analisi della tipologia del problema, della gravità della patologia, del rischio evolutivo e della dimestichezza nell’utilizzo di uno strumento rispetto ad un altro.
Una caratteristica molto particolare della colonna scoliotica, con cui tutti noi operatori ci troviamo a combattere, è proprio la deformità sul piano sagittale, cioè la colonna di lato.
La patologia infatti ha un’azione che porta a invertire la forma naturale della schiena vista di lato: ad esempio quando la curva della scoliosi si colloca a livello dorsale tende a creare il dorso piatto, riducendo o addirittura invertendo la forma della cifosi dorsale e rendendo il dorso molto piatto (“diritto”) o addirittura girato all’interno, come se diventasse una lordosi dorsale.
Questa direzione della deformità risulta essere molto gravosa per la “buona salute della colonna”. Rispettare le curve sul piano sagittale vuol dire preservarne la buona funzionalità.
Quando viene fatta diagnosi di scoliosi dorsale con conseguente dorso piatto spesso i genitori rimangono sbigottiti e increduli perché questi ragazzi hanno una postura molto diritta, apparentemente “perfetta” secondo i canoni della buona postura. Normalmente tutti noi associamo alla scoliosi e al dorso curvo la posizione con le spalle che cadono in avanti: quante volte ci siamo sentiti dire da bambini e quante volte lo abbiamo detto noi ai nostri bambini: “ Stai diritto altrimenti ti viene la scoliosi”.
Associare l’essere dritti alla scoliosi sembra quasi un controsenso. Invece no, nelle tante forme in cui la scoliosi si manifesta c’è anche quella dorsale che va in dorso piatto: è una tipologia di scoliosi frequente e spesso è una difficile problematica per gli strumenti correttivi.
Di norma il corsetto spinge ma, in questi casi, per ridare una migliore forma al dorso il corsetto dovrebbe avere una sorta di ventosa per risucchiare all’indietro le vertebre. Questo ovviamente non è tecnicamente possibile e quindi in questi casi il corsetto avrà una forma particolare, che accompagnerà il tronco e le spalle quasi ad “ingobbirsi”, così da contrastare attraverso questa forma il tentativo della colonna di diventare “troppo diritta”.
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