Terapia sì, ma quanto dura?
E’ una domanda che aleggia quasi sempre nell’aria, fin dalla prima visita, e perseguita i nostri pazienti a mano a mano che procediamo: è naturale, quasi scontato, chiedersi nel momento in cui ci viene prescritta una cura per una patologia, per quanto tempo dovremo seguire la cura. Perché quando un medico ci prescrive una terapia (es. un farmaco) ci aspettiamo che oltre a spiegare il motivo della sua scelta e la posologia (es. quante pastiglie al giorno e ogni quante ore) ne indichi anche la durata (es. per quanti giorni dovremo proseguire).
Non sapere nulla della durata crea un’ansia normale che possiamo ben comprendere. Eppure, alla prescrizione di un corsetto la precisa indicazione di quante ore al giorno lo si dovrà indossare non è accompagnata da un’altrettanto decisa dichiarazione della durata della terapia. Il motivo principale è che neppure il medico lo sa. La scoliosi è una malattia “infida”: è idiopatica, un modo elegante per dire che non ne conosciamo le cause, e non ha una temporalità di cura non solo identica per tutti ma anche non prevedibile all’interno del percorso terapeutico di ognuno.
Ci sono molti fattori che determinano la durata e non si potrà fare altro che definirli nel tempo, nel corso della terapia stessa.
La prima incognita è: quanto durerà la crescita? Nessuno può ipotizzarlo: finché c’è crescita ci può essere peggioramento che può essere evitato e contenuto proprio grazie al corsetto.
La seconda incognita: presupposto che il corsetto sia ben costruito e ben indossato, quanto sarà aggressiva la scoliosi? Ogni nuova radiografia certificherà sia lo stadio di maturazione ossea, quindi della crescita (insieme al ritmo di crescita in centimetri misurato in visita), sia i gradi di scoliosi. Questi due elementi guideranno le scelte del medico in termini di ore di corsetto al giorno e di durata della terapia. E ’inutile e dannoso fare radiografie troppo frequenti: inutile perché bisogna dare il tempo al ragazzo di crescere e occorrono molti mesi per passare da uno stadio di maturazione al successivo, dannoso perché le radiografie sono invasive (anche se le nuove tecniche, come quella EOS che mettiamo a disposizione dei nostri pazienti, hanno ridotto molto le radiazioni).
Non possiamo quindi fare altro che accettare di convivere con questa incognita che di radiografia in radiografia e con il rallentamento della crescita sarà sempre meno nebulosa. Fino a quando arriverà il giorno in cui sarà possibile definire con certezza la data di conclusione.
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