L’importanza delle parole
Una delle caratteristiche comuni ai pazienti adulti con scoliosi è la refrattarietà a sottoporsi a nuove indagini radiologiche di controllo. Indagando alla ricerca del motivo, spesso si viene a sapere che queste persone in passato hanno sentito commenti fatti con superficialità da medici, radiologi, fisioterapisti o altri professionisti della sanità alla vista delle loro radiografie. Queste parole spese troppo facilmente, frutto di superficialità e insensibilità, sono penetrate come una lama nel loro cuore, senza uscirne più. Pur avendole sentite anche 50 anni prima, ancora bambini, non vengono mai dimenticate, e ricordandole la sofferenza che generano ha sempre la stessa intensità.
Qualche esempio? “Ma lo sa che sua figlia ha la gobba del cammello?”, “Come fa a stare in piedi con una schiena così?”, “Cosa le serve ripetere radiografie? Intanto mica si raddrizza”, “Se va avanti così finisce sulla sedia a rotelle”…
Fino ad arrivare a chi sconsiglia di sposarsi, di avere figli, o anche solo di fare qualsiasi tipo di sport, fin da ragazzi: il tutto senza alcuna base scientifica. Per chi ha una malattia e ha sviluppato fiducia nel personale sanitario, perchè è a loro che si affida, per chi è estremamente sensibile a quanto viene non solo fatto ma soprattutto detto, anche un “Mamma mia! Ma lo sapeva già di essere così storto?”, pronunciato dal radiologo che vede per la prima volta la lastra, lascia il segno.
Noi professionisti in questo campo dovremmo imparare a misurare molto bene le parole: prima di tutto evitando di dire quanto è pura supposizione e non è mai stato dimostrato, poi con l’attenzione di trasmettere i messaggi più negativi nell’ottica di alimentare la fiducia e non la disperazione.
Ci sono sempre tanti modi diversi per dare lo stesso messaggio: si tratta di scegliere il migliore.
Chi non è mai stato dall’altra parte della barricata, chi non ha conosciuto la paura per la diagnosi che deve arrivare, lo sconforto per la diagnosi che è stata formulata e la preoccupazione per una terapia che potrebbe non essere efficace, stenta a capire il valore delle parole.
Impariamo, tutti, a misurarlo.
Commenti
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Il 13/01/2017 alle 12:20
È prorio vero, e sul piano della comunicazione e del rispetto della sensibilità di chi hai davanti a volte non si fa abbastanza. Grazie, Alessandra!!