Psiche e scoliosi
Risposta all’intervento sul blog di Carla.
Grazie Carla per questo suo nuovo, come al solito molto interessante e “vissuto” intervento. Da qui vorremmo far partire una sezione nuova del blog proprio sull’argomento “psiche e scoliosi”.
L’impatto con la malattia cronica ha sempre delle ricadute psicologiche. La scoliosi ha in più rispetto ad altre malattie una serie di fattori quali:
- colpisce in età di crescita, quando fisico e psiche si stanno formando;
- peggiora in età adolescenziale, e tutti sappiamo quanto questo periodo sia delicato sia psicologicamente che in rapporto con il proprio corpo;
- è una deformità, e la parola “deformità” di per se stessa segnala che impatto possa avere;
- mina la colonna vertebrale, ed anche qui la parola “colonna” segnala che funzione possa avere per il nostro corpo ed il nostro tronco: avere la “colonna” portante danneggiata può avere un impatto ancor più importante rispetto ad altre parti del nostro corpo;
- le terapie sono invasive della corporeità come può essere il vestire di plastica o il portare corsetti con collari o farsi bloccare la schiena.
Tutto questo impatta pesantemente e per anni su una ragazza/un ragazzo e sulla sua famiglia. In letteratura medica i danni psicologici del trattamento sono assolutamente ben descritti, con vari tipi di test e considerazioni di eminenti studiosi. Eppure, raramente troviamo le “parole dei pazienti”, come il nostro blog può offrire. E’ proprio questo che vorremmo vedere e discutere con chi (e non sono pochi…) frequenta queste pagine.
Però … però vorremmo anche qualcosa di più.
La nostra esperienza ci dice che anche una malattia come la scoliosi, se affrontata bene, può aiutare a forgiare il carattere.
Molto spesso le nostre pazienti alla fine del trattamento dimostrano una maturità sorprendente, mostrano a volte un carattere di acciaio temprato dalle difficoltà, importanti ma superate con la propria forza di volontà e con l’aiuto di adulti accoglienti e di sostegno. Vorremmo che qui si parlasse anche di questo, perchè anche questo è scoliosi. Non solo qualcosa che distrugge, ma anche qualcosa che può costruire. Un vecchio detto dice che “quel che non ammazza ingrassa”: la scoliosi se non ti distrugge/danneggia/segna psicologicamente (come purtroppo succede troppo spesso, ma secondo me anche perchè non si incontrano le persone giuste che aiutino – senza per questo negare che a volte le difficoltà sono troppo forti per alcuni) ti può aiutare a tirare fuori quella grinta, quella forza di volontà, quella capacità di lottare che possono poi diventare una caratteristica personale di un adolescente diventato adulto confrontandosi con questa malattia.
Ecco, questo secondo aspetto psicologico di chi ha sofferto della malattia scoliosi non esiste nella letteratura medica. Ed allora vorrei anche vedere se è solo una mia impressione o è una realtà. Voglio provocarvi, in pratica. Quindi, se ci siete, battete un colpo, voi che avete finito la terapia …
Commenti
Commento di Stefano Negrini
Il 21/10/2009 alle 11:34 Caro Antonio, non credo che ci possa accusare di non avere attenzione psicologica per i nostri pazienti. Non ci conosce se non attraverso il blog, ma per cosa pensa che sia nato il blog, se non per fare un ponte tra i pazienti e noi medici ed operatori ? Pensa che con un blog si possano dare risposte alla patologia ? No di sicuro, se no tutti si curerebbero via Internet. Con il blog possiamo però dare voce ai pazienti, anche quelli arrabbiati come lei (ce ne sono, ma non così tanti a giudicare dagli interventi sul blog), e cercare di avviare un dialogo. E soprattutto aiutare psicologicamente. Si rilegga tutti gli interventi con il pallino blu di ISICO, e mi segnali qualunque intervento da cui secondo lei non traspaia la grande attenzione a non offendere, a suggerire in modo utile e non distruttivo. E’ chiaro, non possiamo rispondere a tutti e sempre, ma cerchiamo di fare il possibile appena abbiamo un po’ di tempo (dico questo perchè credo che lei sia intervenuto altre volte, ma non so se abbiamo mai risposto in precedenza…). E poi è giusto che il blog abbia anche una sua vita propria e le persone si parlino tra di loro. Qualche problema che lei ha affrontato. I tempi di visita: per quel che ci riguarda noi dedichiamo un’ora alla prima visita di un paziente adulto, un po ‘ di meno se non ce n’è bisogno, anche molto di più se è necessario. Le posso però dire che c’è una differenza tra la visita “tecnica”, ossia quella che serve a dare un responso “tecnico” specialistico al paziente, e la visita che consente di entrare in contatto con il paziente e la sua sofferenza, che consente di dare di più del solo “atto medico tecnico”, dando anche l’ “atto medico umano”. Noi interpretiamo la medicina anche in questa seconda accezione (veda i nostri principi fondativi di ISICO), ma non tutti la pensano nello stesso modo. E’ questione di filosofia e di atteggiamento verso il paziente, ma sappia che da un punto di vista puramente “tecnico” nella maggior parte dei casi è possibile dare il responso corretto al paziente in 15′ (anche meno). Secondo noi non basta questo per essere buoni medici, e ci battiamo perchè questo cambi. Bisogna però anche essere consapevoli del fatto che spesso negli ospedali non si riesce a fare perchè ci sono troppi pazienti e le risorse non consentono di più. E’ una amara verità: lo Stato riesce a pagare per la salute di tutti al prezzo di garantire spesso solo l’intervento “tecnico”, ma con grossa difficoltà quello “umano”, almeno a livello ambulatoriale. Per poterlo fare dovrebbe aumentare i tempi, dilatando così le liste d’attesa che già oggi sono infinite, oppure dovrebbe assumere altri medici, ma non si può perchè non ci sono i soldi. Insomma un circolo vizioso… I centri a pagamento: proprio per quello che ho scritto sopra, ed anche per quanto ho scritto in un altro intervento sul blog (veda …. mettere l’intervento sul perchè ISICO è a pagamento) noi siamo uno di questi. E’ per noi l’unico modo per poter offrire la massima serietà nel modo migliore ai pazienti senza i vincoli dell’ospedale, che purtroppo ci impedirebbero di agire al meglio (o come noi pensiamo sia il meglio). L’associazione pazienti con la scoliosi: sono anni che siamo convinti che ne dovrebbe nascere una anche in Italia. Abbiamo fatto interventi su questo. Abbiamo incontrato persone per stimolarle a far partire una simile esperienza. Saremmo contenti di avere una “controparte” istituzionale come questa con cui dibattere i problemi. Ma per ora non c’è. E noi non possiamo fondarla, perchè noi non siamo pazienti. Noi saremmo disponibili ad aiutarla, a sostenerla dall’esterno, ma senza farne parte perchè non ci spetta e non vorremmo influenzarla. Caro Antonio, non tutti si sentono come lei. Non tutti sono arrabbiati con la propria patologia e con il sistema. Molti hanno trovato risposte, altri le stanno ancora cercando. La ringrazio per l’intervento, perchè la vita di chi ha la scoliosi può essere terribile, l’abbiamo già visto anche in altri interventi sul blog. Ma le soluzioni si possono trovare, soprattutto se si cercano e se non si pensa che l’unica possibilità sia quella che non si riesce ad avere. Le auguro di trovare le sue soluzioni, per far pace con la sua malattia e con il mondo della sanità. |
Commento di Stefano Negrini
Il 28/10/2009 alle 16:24 Grazie Antonio, davvero. E spero che il blog le sia di aiuto. Un caro saluto |
Commento di Dragy
Il 21/06/2010 alle 21:11 Caro Antonio, dove sei stato operato e da chi? |
Commento di Fabio Zaina
Il 13/10/2010 alle 11:34 Gent.ma Sig.ra Vincenza, |
Commento di luca
Il 18/01/2012 alle 15:22 Cioè alessio, da quello che sò non esistono operazioni senza blocco delle vertebre |
Commento di luca
Il 24/01/2012 alle 16:21 ciao alessio, si aspetto informazioni in merito… sono molto curioso.. aspetto una tua risposta tramite e-mail |
Commento di Stefano Negrini
Il 09/03/2012 alle 16:20 Cara Giada, |
Commento di Giugy
Il 26/03/2012 alle 20:18 Laura conosco il Prof se vuoi scrivimi o passami tua email |
Commento di Laura
Il 27/03/2012 alle 10:39 Ciao Giugy, la mia mail è dafne81@gmail.com Grazie!! |
Commento di Lino
Il 10/02/2019 alle 12:00 Arianna, brava per la forza di volontà. sembra di capire che la scoliosi è ancora li, che comunque è un risultato. Avverti fastidi dolori? Grazie. |
Commento di Carlo
Il 16/06/2024 alle 07:31 Buongiorno Renato,mi ha colpito molto la tua storia, perché per certi versi è simile alla mia. Mi piacerebbe chiederti alcune cose. Se ti va scrivimi per favore. Questa è la mia mail. carlocampari@ymail.com |
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Il 03/10/2009 alle 22:08
Gentile Prof. Negrini,
La ringrazio per l’attenzione dimostrata verso i miei interventi in questo blog. Sono consapevole che spesso possono sembrare contraddittori, dipende appunto se si parla di malattia o di psiche, e Lei lo ha ben compreso.
Penso ai genitori delle bimbe/i o ragazzi a cui è stata diagnosticata la scoliosi. Leggendo gli interventi ho avuto l’impressione che molti di loro si sentano inadeguati o addirittura colpevoli, soli nell’affrontare questa “deformità”, disperati quasi nella marea di corsetti e terapie e “questo sì, questo no”!
Bisogna che siano rassicurati ed accompagnati non solo dal punto di vista clinico, ma anche da quello psicologico, in quanto, come ha detto Lei, mancando “la colonna” può venire a mancare proprio il punto portante del nostro essere, è come una porta senza cardini, robustissima, ma senza cardini cade al suolo. Penso dunque che si debba star loro vicini non solo con le spiegazioni mediche, ecc. Penso che debbano essere messi in grado di capire che dovranno essere loro la “colonna” per quei mesi o anni che serviranno alla loro figlia/o per uscirne nel miglior modo possibile.
Quando poi colpisce nella fase adolescenziale, è proprio tutto come ha detto Lei. Io ho avuto genitori e sorellina e famiglia meravigliosi, a volte possono aver mancato proprio dal punto di vista psicologico, ma come fare una colpa a chi ti ama, ma non è nella “corazza”?
Ne sono uscita, camminavo come se avessi una mazza di scopa dentro, addirittura mi davano della vanitosa in quanto, e non lo dico io, ero carina e quindi pensavano ad una atteggiamento che oggi si direbbe “se la tira”! In realtà ero proprio dura, nella schiena intendo.
Poi è subentrato quello che ha detto Lei, ho voluto vivere senza scoliosi pur sapendo di avere la scoliosi!
Ora sono un po’ persa. Come ho già detto mi tornano cose che credevo andate, seppellite, finite. E’ come se con molto ritardo mi accorgessi che in realtà molto nella mia vita è stato condizionato dalla scoliosi, ma non ho mai voluto dargliela vinta ed ancora non voglio.
Non credo di avere un carattere di acciaio temprato, ma accolgo volentieri la Sua provocazione sperando che altri lo facciano, senza pubblicare solo la cartella clinica, ma soprattutto la vita. Come è stata e come è quella di chi “ha finito la terapia”, come l’ha affrontata e come pensa di affrontarla. Appunto. Gli adulti con la “scoliosi”.
Cordialmente La saluto.
Carla da Torino