Le storie di scoliosi
I nostri pazienti non sono le loro schiene, né tantomeno le loro radiografie. Ma nei nostri amublatori non abbiamo mai il tempo sufficiente per sentire le loro storie: ne cogliamo pezzettini, ne intuiamo sofferenze o gioie, ma non siamo in grado di vederle quasi mai nella loro interezza. La sig.ra Norma ci ha inviato una mail che descrive la sua storia e ci ha fatto nascere la voglia (e l’idea) di aprire una nuova sezione del blog. Senza commenti: solo storie. Anche perchè i commenti non servono proprio.
Commenti
Commento di Fabio Zaina
Il 13/12/2008 alle 11:03 Caro Paolo, Cordiali saluti. |
Commento di Stefano Negrini
Il 18/02/2010 alle 16:11 Cara Sara, |
Commento di MONICA MOLINARI
Il 25/02/2010 alle 16:03 MI RIVOLGO ALLA SIG.RA MARIA ACQUARO IO SONO DI ROMA MI POTREBBE INDICARE LA PALESTRA GLI ESERCIZI CHE L’HANNO TANTO AIUTATA IO HO 46 ANNI CON SCOLISI DI 48 GRADI DA QUANDO AVEVO 12 ANNI VORREI POTER FARE QUALCOSA PRIMA DI ARRIVARE ALL’INTERVENTO SAPERE SE ANCHE A ROMA C’E’ QUALCHE CENTRO POTREBBE CONTATTARMI GRAZIE |
Commento di mary
Il 09/03/2010 alle 23:39 Per Antonio…..scusa se ti chiedo una cortesia:potresti dirmi dove andrai ad operarti? Sai sono giorni che mi informo su medici italiani ma anche esteri ma senza trarre nessun risultato, anch’io come te sono anni che soffro per questa situazione. Ho 2 bimbi di 8 e 4 anni e non riesco più ad essere una madre serena ed accudirli come dovrei….voglio soffrire per l’intervento ma avere molti altri giorni felici in futuro. Ti ringrazio con affetto ed in bocca al lupo. Il mio indirizzo è : nascofi@hotmail.it |
Commento di Marta
Il 10/03/2010 alle 21:47 Per Antonio: un grandissimo “in bocca al lupo”! Ti invidio per il coraggio che hai vedrai che andrà tutto bene. Tienici informati. Un abbraccio |
Commento di mary
Il 10/03/2010 alle 23:13 Ciao Barbara scusa se ti rompo le scatole se ne hai voglia potresti contattarmi a questo indirizzo? NASCOFI@HOTMAIL.IT vorrei maggiori informazioni sul dott. Ti ringrazio anticipatamente…… Mary. |
Commento di Fabio Zaina
Il 12/03/2010 alle 11:14 Caro Antonio, |
Commento di Fabio Zaina
Il 12/03/2010 alle 11:26 Gent.ma Sig.ra, |
Commento di marco
Il 03/05/2010 alle 15:59 Ciao Barbara siccome a breve mi dovrei operare…potresti essere gentile da dirmi tt quanto…ti ringrazio in anticipo! |
Commento di marco
Il 03/05/2010 alle 16:33 Dott. Negrini sono un ragazzo di 14 anni e mi dovrò operare…ho paura dei rischi…veramente cosa rischio? |
Commento di marco
Il 08/05/2010 alle 15:33 qualcuno di voi per caso si è operato di scoliosi e può dirmi come ci si sente? |
Commento di marco
Il 11/08/2010 alle 10:27 Ciao..mi chiamo Marco e mi sono operato di scoliosi più di un mese fa…se qualcuno ha bisogno…questa è la mia mail..intermarkus@hotmail.it |
Commento di GIULIA
Il 07/01/2011 alle 11:45 OPERATA CON ENORME SUCCESSO ALL’ESTERO |
Commento di domenico_sasso@virgilio.it
Il 17/10/2012 alle 20:48 Ciao,Ginevra,se vuoi,contattami.Ti do notizie sull’utilità o no della ginnastica. |
Commento di Michele Romano
Il 19/10/2012 alle 13:46 Cara Ginevra, |
Commento di marietta
Il 07/03/2013 alle 12:57 Cara Nadia, ho 14 anni e una scoliosi da operare.Anch’io non voglio fare l’intervento per le sue stesse paure.Quanti gradi aveva lei? |
Commento di marzia
Il 07/03/2013 alle 22:46 Ho 42 anni e sono stata operata a Lione in Francia quando ne avevo 15, ho 2 barre di Harryngton, sono stata sempre benone e ho avuto anche 2 figli |
Commento di Carlo
Il 15/11/2017 alle 18:22 Ciao Riccardo,non ti abbattere,anch’io sono più o meno nella tua situazione |
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Il 25/09/2007 alle 09:22
Ho 52 anni – la diagnosi di scoliosi è arrivata come una pesante onda in un mare già molto mosso quando avevo 12 anni. Una situazione famigliare molto conflittuale, una mamma molto fragile ed ansiosa, un padre incapace a far valere i suoi valori, un fratello difficile… Alla ricerca del perchè della scoliosi vi è stato un momento in cui ho pensato di trovare una risposta nel fatto che ero colei che si sobbarcava i pesi famigliari e che forse la colonna vertebrale ha ceduto… Poi però ho abbandonato questo tipo di risposte alla mia domanda, in fondo non ha molto senso colpevolizzare altri, forse serve di più chiedersi “per cosa?” invece del “perché?”. La mia scoliosi mi ha fatta crescere, forse in un modo diverso, diverso dal programmato, diverso dal pensato. mi ha fatto approfondire i temi dell’ handicap, mi ha stimolata a formarmi ed addentrami in esperienze di lavoro particolari…
La mia scoliosi mi ha fatto molto soffrire – più che altro per come veniva gestita. Per tanti anni mi sono sentita oggetto e mai soggetto. Tutto avveniva su di me e non con me. Sono stata molto male. Per terapie invasive e violente alle quali venivo sottoposta senza nessuna minima preparazione. A quei tempi – in quella clinica – bambini e giovani erano considerati come deficienti, incapaci di capire. Mai nessuno che mi avesse spiegato cosa si stava facendo con me. Durante molti anni di psicoterapia ho rielaborato i tanti vissuti traumatici della Clinica Balgrist dove ho trascorso gran parte dei miei anni adolescenziali. Sempre lo spettro dell’intervento chirurgico al quale mi opponevo, “se mi fate operare mi ammazzo”. Dentro di me qualcosa si ribellava all’idea di questo intervento che sentivo troppo invasivo per me. E’ servito a farmi mantenere la mia integrità.
Durante un lungo percorso durato decenni, alla ricerca e scoperta di terapie che mi facessero bene, ho pian pianino ritrovato il mio corpo, il piacere di essere io – Norma – così come sono, con questa mia particolare geometria. Oggi vivo bene con le mie due curve di ca. 60°, le ho integrate nella mia vita quotidiana, sono me, mi identificano nella mia particolarità. E’ stato necessario allontanarmi da criteri di bellezza stereotipati e trovare i miei individuali valori, è stato necessario ritrovare la sensazione, il sentimento per il mio corpo dopo che le terapie mi avevano così dissociata dal vissuto corporeo ….
Perchè non sostenere maggiormente giovani colpiti da scoliosi nell’accettazione di loro come sono – evidenziando la loro particolarità non nel deficitario ma nelle risorse – e non solo confrontarli continuamente con la sentenza “così come sei non va bene, dobbiamo correggerti”? Chi dice che bisogna esser diritti? Parliamo tanto di biodiversità: ed a livello dell’essere umano, perchè dobbiamo essere tutti ugualmente diritti? Le colonne vertebrali si adattano, portano, sostengono, anche in forme diverse da quelle usuali.
Se oggi vi scrivo è perchè vorrei evidenziare l’importanza di terapie nelle quali non sia solo il principio della correzione a prevalere, ma dove ci siano spazi per il senso del “sentire – percepirsi – acquisire consapevolezza”.
Avere una scoliosi è correlato con “non esser giusta, non diritta, non fatta come si deve” – ma chi ha la presunzione di dire questo? Anche con una grave scoliosi si può vivere bene se bene accettata ed integrata!
Dopo molti anni vissuti nella Svizzera tedesca ed un periodo di quasi tre anni trascorso viaggiando su una barca a vela, 4 anni fa sono rientrata in Ticino, dove ero nata e cresciuta, dove avevo trascorso gli anni difficili della mia scoliosi, da dove ero partita giovane forse anche per lasciarmi dietro i vissuti traumatizzanti. Durante gli anni della mia adolescenza avevo dovuto trascorrere lunghi periodi alla Clinica Balgrist di Zurigo. Significava essere lontana dalla famiglia, dalle compagne, dalla scuola. per fortuna parlavo il tedesco per cui da parte mia c’era la capacità di comunicare con il personale della clinica. Sono stati anni di esilio, che mi hanno però dato il coraggio poi di partire, lasciarmi alle spalle le definizioni degli altri, iniziare la mia propria ricerca d’identità.
30 anni dopo, rientrata nei luoghi della mia infanzia ed adolescenza, mi sono trovata riconfrontata con i temi di allora legati alla mia scoliosi. L’arrivo della menopausa ha risvegliato ansie e timori, riattivato temi inerenti l’identità. Il grande cambiamento si è manifestato anche sulla mia colonna vertebrale, il timore del pericolo dell’osteoporosi doveva esser affrontato, così come anche la paura di un peggioramento delle mie curve. Approdata in un nuovo luogo dovevo ricostruire la rete dei terapeuti ai quali far capo (dopo il time out sul mare era chiaro che dovevo rimettermi a lavorare con terapeuti per mantenere il benessere della mia schiena). Passi sempre difficili, perchè sempre si manifesta questa forte sindrome del camice bianco che mi causa forti ansie di fronte a sconosciuti che si avvicinano alla mia schiena. Le tante esperienze passate mi hanno sicuramente resa più capace di scegliere, ma ho anche avuto fortuna: persone sensibili e competenti mi appoggiano in questa nuova tappa di vita, nella quale anche la mia scoliosi richiede nuove attenzioni.
Così per caso – come così per caso sono spesso avvenuti incontri importanti per me – ho visto in internet che c’era un’associazione di auto aiuto per pazienti di scoliosi (VSS – Verein Skoliose Selbshilfe) che cercava una persona di riferimento per la Svizzera italiana. Avevo disponibilità di tempo e molta motivazione a mettere a disposizione la mia esperienza personale e professionale (ho lavorato a lungo come assistente sociale nell’ambito dell’handicap sensoriale, in seguito mi sono formata come psicanalista junghiana per la prima infanzia, adolescenza ed adulti ed ho spesso lavorato con persone portatrici di handicap e con i loro familiari). La mia attività professionale in studio privato mi lascia sufficientemente spazio per un impegno nel VSS, di cui ora sono membro del comitato.
Questa associazione organizza ogni anno una giornata di studio aperta a professionisti, familiari e pazienti. il tema di quest’anno è “Körperliche und seelische lösungswege bei skoliose” – (uh: difficile da tradurre! più o meno: vie di sviluppo – nel corpo e nella psiche – in caso di scoliosi). Gli organizzatori mi hanno chiesto un contributo in forma di testimonianza sul mio percorso che è stato molto caratterizzato da esperienze terapeutiche che univano corpo e psiche.
Preparando questa relazione ho per forza ripercorso le diverse tappe, approdando in luoghi che erano stati difficili, ma anche in quelli belli che mi hanno rigenerata dai vissuti traumatizzanti dandomi molta forza, coraggio e regalandomi profonde esperienze di vita. Nelle scorse settimane ho proprio fatto una circumnavigazione della mia isola “scoliosi”. Spesso ho dovuto andar di bolina, perchè il vento era contrario, pieno di raffiche, ma poi c’erano anche i venti di poppa, quando ti senti dolcemente spinta, a volte c’era bonaccia e facevo ordine dentro di me. E’ sorta la certezza di voler trasmettere questi miei vissuti, sollevando per l’appunto la questione della “normalità”, della necessità di dare maggior peso al diritto di “individualità”, sensibilizzare alle conseguenze di terapie volte soprattutto alla “correzione” e troppo poco al sostegno psicologico. all’età di 13 anni mi sono opposta con veemenza ad un intervento chirurgico, l’ho rifatto a 22 anni, ho difeso questa mia posizione quando 4 anni fa ancora me lo si riproponeva. Forse anche con una buona carica di rabbia mi chiedo come mai non si tenga maggiormente conto di altre forme terapeutiche volte più all’integrazione, all’imparare a vivere con la scoliosi e non solo al cercare di correggerla. E’ di questo che voglio parlare, perchè è questo che nel mio percorso mi ha aiutata a vivere bene con la mia scoliosi.
Comunque sempre anche un po’ incerta quando voglio dire cose molto affermative, sono andata su internet a cercare testimonianze ed è così che sono capitata sul vostro blog. Bello che ci sia! Quanto mi sarebbe piaciuto parteciparvi quando stavo immobile nel letto d’estensione al Balgrist! O quando rientrata a casa mi sentivo isolata perchè stigmatizzata dai gessi e busti che mi impedivano di partecipare alle attività dei miei coetanei. Quanto bene avrebbe fatto ai miei genitori che proprio non sapevano quali pesci pigliare tra le affermazioni dei medici e l’opposizione della figlia. Che bello che oggi vi siano queste possibilità di comunicazione!
Forse saprò toccare la pelle di coloro che mi ascolteranno, forse saprò dare una spinta per ulteriori riflessioni. Per me è comunque una sfida questo presentarmi davanti ad un pubblico a parlare della mia storia, è la prima volta che lo faccio. 40 anni fa avevo dovuto presentarmi ad un pubblico di studenti senza esser stata preparata, star lì nuda davanti a quest’aula immensa, sentire come si parlava della mia schiena senza mai esser interpellata personalmente, senza che qualcuno si rendesse conto di quanto freddo provavo nel corpo e nell’anima… che esperienza difficile da metabolizzare! La possibilità di parlare io ora di me davanti ad un pubblico, essere soggetto e non oggetto, mi fa venire un po’ la tremarella, ma… ho tanta voglia di affiancare un’altra esperienza a quella brutta di tanti anni fa!