Vivere “in autocorrezione”. E’ possibile?
Prima di tutto, cos’è l’autocorrezione?
I ragazzi che hanno la scoliosi ed eseguono regolarmente gli esercizi SEAS impostati in ISICO sanno bene di cosa si tratti.
La scoliosi modifica la posizione fisiologica della colonna e provoca una deformità nei tre piani dello spazio. Vista da dietro, si crea quella curva che è facilmente riconoscibile in radiografia: la colonna vertebrale, invece di essere diritta, si piega di lato. Vista di profilo, le curve che sono normalmente presenti (lordosi lombare, cifosi dorsale, lordosi cervicale) e che garantiscono elasticità e capacità di assorbire i contraccolpi, si modificano, spesso riducendosi: chi ha la scoliosi solitamente sembra più diritto degli altri ragazzi.Infine, vista dall’alto, la colonna ruota su se stessa, facendo fuoriuscire il cosiddetto “gibbo” che altro non è che una parte delle costole o dei muscoli della schiena che si spostano indietro da un lato. Praticamente la schiena, mentre si piega lateralmente, si torce. Tutte queste modifiche comportano una perdita in altezza.
L’autocorrezione è proprio una correzione di tutte queste anomalie. L’obiettivo è quello di riportare la schiena là dove dovrebbe essere se non ci fosse la scoliosi, in una posizione fisiologica.
I movimenti che compongono l’autocorrezione hanno nomi strani: traslazione… derotazione… cifotizzazione… sostegno antigravitario…
All’inizio eseguirli è ostico quanto nominarli ma, iniziando con una buona presa di coscienza del proprio corpo e della propria deformità nello spazio, pian piano si prende confidenza e i ragazzi riescono a “srotolare” la loro colonna raddrizzandola in pochi decimi di secondo. E’ l’autocorrezione che rende efficace ogni singolo esercizio specifico per la scoliosi, perché senza di lei ogni esercizio si spoglierebbe della finalità terapeutica per diventare un semplice esercizio sportivo.
La difficoltà dei fisioterapisti non è tanto scegliere gli esercizi più adatti, ma l’autocorrezione migliore per quel ragazzo in quel dato momento della sua crescita e della sua terapia. Purtroppo un’autocorrezione mal scelta, mal adeguata, mal eseguita, potrebbe addirittura rendere gli esercizi dannosi.
Non appena i ragazzi imparano ad eseguire la loro autocorrezione negli esercizi, il terapista inizia a chiedere qualcosa che sembra difficilmente realizzabile: mantenere questa correzione nella quotidianità. Il primo passo è eseguirla qua e là nella giornata: si suggerisce di ricordarsi per esempio al suono del campanello al cambio dell’ora a scuola, in ascensore, camminando… Pian piano si chiede semplicemente di non rilassarsi mai del tutto, fino ad arrivare a vivere in autocorrezione.
Ma… è possibile?
Tantissimi ragazzi ci confermano che lo è, tanto è vero che verso la fine della terapia sono in molti a dire: “Mi dà fastidio rilassarmi sul lato della curva, non mi sento a posto da quella parte…”.
A questo punto l’obiettivo più importante della terapia è stato raggiunto, e la schiena di questi ragazzi resterà là dove si trova alla fine della terapia, senza rischiare di ricominciare a piegarsi in età adulta.
Commenti
Commento di ilaria
Il 11/03/2015 alle 14:58 Grazie mille Alessandra, |
Commento di Alessandra Negrini
Il 16/03/2015 alle 13:16 Gentile Alessia, |
Commento di Katya
Il 26/01/2018 alle 08:54 Vorrei avere gentilmente informazioni sugli esercizi seas grazie |
Commento di Alessandra Negrini
Il 07/02/2018 alle 12:54 Gentile Katya, |
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Il 06/03/2015 alle 05:45
Buongiorno
Sono la mamma di una bambina di 10 anni e mezzo a cui ha prescritto un corsetto lolapaloosa ( non so se l’ho scritto giusto!) . La bambina ha una scoliosi di 18 gradi con un triangolo della taglia molto pronunciato. Vista l’età me lo hanno prescritto x almeno 18 ore e in più le hanno prescritto ginnastica correttiva con il metodo rovatti. Io volevo avere un parere su questo metodo se più efficace rispetto alla ginnastica correttiva effettuata presso una struttura convenzionata. Grazie